URFAUST

di Johann Wolfgang Goethe
traduzione Giovanni V. Amoretti
riduzione, musica, regia Andrea Liberovici

con
Ugo Pagliai
Paola Gassman

Dove: Festival di Borgio Verezzi
Prima: 8 luglio 2005
Durata: 1h 30′
Produzione: Teatro Stabile di Genova in coproduzione con il Teatro Stabile del Veneto, con la collaborazione del Festival di Borgio Verezzi

FAUST E IL PATTO CON IL DIAVOLO

Conversazione con Andrea Liberovici, a cura di Aldo Viganò
Faust, dal mio punto di vista, è un uomo, non una creazione della fantasia, e come tale ha scelto un suo percorso di apparente conoscenza. Apparente perché di fatto lo studio, ovvero la ragione della sua vita prima dell’incontro con Mefistofele, lo mantiene lontano, e in qualche modo lo tutela, dal reale.

URFAUST
di Johann Wolfgang Goethe
traduzione Giovanni V. Amoretti
riduzione, musica, regia Andrea Liberovici

con
Ugo Pagliai
Paola Gassman
Ivan Castiglione
Kati Markkanen

scene Paolo Giacchero
costumi Silvia Aymonino
luci Sandro Sussi

Gli attori si muovono su un piano inclinato che cela alcune botole, in uno spazio percorso da immagini in movimento proiettate sul fondale e su un velo trasparente posto nel proscenio quasi a creare una colorata scatola magica.
di MARINA AMADUZZI
da La Repubblica, 07.12.2006

Nel teatro della vita e dell’immaginazione si aggira, affidato alla solidità interpretativa di Ugo Pagliai, un Faust depresso e dimesso che inciampa tra pagine di libri strappate e sparse, un uomo che avendo perso la fiducia nella conoscenza è preda della disperazione e pronto alla dannazione.“
MAGDA POLI
Il Corriere della Sera – 16-7-2005

Nel patto scellerato con cui il Dottor Faust si lega a Mefistofele per ottenere quei piaceri che la sapienza non ha saputo dargli, viene descritto lo slancio dell’anima verso “ la vita vasta senza fine“ con momenti di rapinosa densità lirica.“
OSVALDO GUERRIERI
“La Stampa“ 12.7-2005

Il pubblico si è dimostrato assai appassionato e coinvolto da questo mix di prosa, musica e apporti multimediali. “La passione, la forza, è proprio l’elemento distintivo su cui ho optato – dice Liberovici – il coinvolgimento provocato da una sorta di Sturm und Drang elettronico”.
di RICCARDO PETITO
da Il Gazzetino, 04.01.2006

La regia di Liberovici compone in modo misurato e lineare una molteplicità di linguaggi: sugli schermi scorrono le immagini della vicenda faustiana effidata alla tragica rigidità espressiva delle marionette. L’esito è avvolgente per lo spettatore che avverte il pulsare del tempo infinito in una vicenda che lo riguarda da vicino.
di CARLO ALBERTI
da La Nuova, 06.01.2006