MACBETH REMIX (2016)

da W. Shakespeare e F.M. Piave
di Edoardo Sanguineti
musica, regia A. Liberovici

con
Paolo Bonacelli
Elisabetta Pozzi 
Judith Malina (registrata)

Dove: Teatro Stabile di Genova
Prima: 24 aprile 2016
Durata: 1h 15′
Produzione:  Teatro Stabile di Genova

Macbeth Remix nasce al festival di Spoleto nel 1998 per la penna di Edoardo Sanguineti e la regia di Andrea Liberovici. Liberamente ispirato al copione composto fra il 1605 e il 1608 da William Shakespeare (1564 – 1616) e dall’opera lirica omonima musicata nel 1847 da Giuseppe Verdi (1813 –1901) su libretto di Francesco Maria Piave (1810 – 1876).

MACBETH REMIX
da W. Shakespeare e F.M. Piave
di E. Sanguineti
musica, regia A. Liberovici

Paolo Bonacelli,  Macbeth
Elisabetta Pozzi, Lady Macbeth

memorie in video di
Eros Pagni (Banquo)
Marco Sciaccaluga (Duncan)
Judith Malina, Dely De Majo, Sierha Bonnette, Daniele Madeddu (Streghe)

Scene, costumi Guido Fiorato
Scenografia acustica, musiche Andrea Liberovici
Luci Fausto Perri

Macbeth Remix è un concerto live per voci soliste e nastro magnetico, è una follia registrata e campionata da un dj che fa scratch sul verso poetico, è un “concept album” a tratti aspro e respingente su temi shakespeariani che Liberovici, con la consueta ordinatissima follia, allestisce avvalendosi e sfruttando al meglio le virtù dei suoi attori.
Andrea Porcheddu
Gli stati generali.com

In Macbeth Remix il suono è il contrappunto dirompente della parola, musica, respiri, silenzi, stridii, lacerti di discorsi, una folgorante partitura che si espande nelle luci, nelle mai rassicuranti proiezioni che invadono la scena.
Magda Poli
Corriere della sera

La bella partitura sonora di Liberovici, ampia di rimandi e corrispondenze e ricca di suggestioni, che più che assecondare il testo in un certo senso lo combatte come un contrappunto e lo articola e lo struttura in una trama di suoni a controcanto della sonorità della parola, una “musica per gli occhi” secondo una definizione di Edoardo Sanguineti.
Maria Dolores Pesce
Dramma.it

La partitura di Liberovici sottolinea il dramma in un crescendo di tensione che non si attenua neppure quando improvvisamente i rumori si sciolgono in melodie volutamente volgari, nenie semplici che accentuano lo straniamento del personaggio. Un lavoro ineccepibile sul piano tecnico e splendidamente interpretato da Bonacelli e dalla Pozzi.
Roberto Iovino
Repubblica