…quante suggestioni, quanta cultura, quanta vita arrivano. L’ho conosciuto casualmente in un ristorante di Saint Germain. Eravamo seduti vicino e mi guardava. Dopo alcuni minuti mi ha chiesto: ma voi siete compositore o regista? Io avrei voluto rispondergli: ma lei chi è? un mago, un agente di polizia o un inviato speciale di qualche divinità? Nasce cosi la nostra amicizia, da un’affinità elettiva percepita nell’aria confusa di un ristorante, dal sensitivo e sensibile Ivry. Chi conosce un poco il mio lavoro sa infatti che ormai da quasi una decina d’anni, ma forse da sempre, non compongo musica “pura” (anche perchè non ho mai creduto che esista) ma musica applicata a linguaggi come la poesia, la scena teatrale (ho fondato un gruppo in Italia che si chiama non a caso Teatro del Suono), l’installazione ed ultimamente l’audiovisivo, trasformandomi cosi, appunto in un compositore-regista. Nella nostra discussione al ristorante Ivry mi ha raccontato che il compositore Bruno Maderna gli aveva dedicato negli anni cinquanta un brano per violino solo intitolato “Pour Ivry“. Immediata la mia idea, da tempo abituato ad elaborare materiali sonori concreti, di realizzare un pezzo di musica dedotto da alcune sue libere improvvisazioni. Nasce così “From Ivry”.
Questo lavoro l’ho composto contemporaneamente, più che altri miei lavori precedenti, direttamente per musica ed immagini. Ho imparato dal mio maestro per elezione Peter Greenaway, che le immagini, soprattutto quelle in movimento, seguono le stesse “regole” di composizione della musica. Sono ritmo, timbro, armonia ecc.
Nel mio caso, essendo di formazione più musicale che visiva, ogni scelta visuale è dedotta e nasce, direttamente dal suono. Il suono è come dire la madre, l’immagine il figlio. Ho usato della sessione d’improvvisazioni per violino che Ivry è venuto a registrare alla Maison de la Radio, non soltanto alcuni frammenti di violino (ogni suono utilizzato in “From Ivry” proviene da Ivry soltanto non ci sono altri strumenti o voci) ma anche la sua voce. La voce di Ivry infatti è timbricamente scura e racconta incredibilmente e forse inconsapevolmente per Ivry stesso, la sua zona “notturna”, più privata .
Ho così pensato di creare una dialettica contrappuntistica fra una sorta di “notte-sogno” condotta dalla sua voce e il grande strumento della “rappresentazione e della luce” che è il suono del suo violino, suonato con la maestria che conosciamo. Tramite fra “anima” e “strumento”, fra “buio” e “luce” sono le mani. Il timing del brano audio-video “From Ivry”, non so per quale strana associazione mentale, è sempre stato per me, fin dal primo momento di 15 minuti esatti. Ho così suddiviso la parte visiva in 10 capitoli dedicando 90 secondi ad ogni dito delle sue mani. durante il periodo di gestazione e creazione di questo brano ho avuto modo di frequentare ed apprezzare sempre più l’amico e musicista Ivry. Credo d’aver lavorato a questo progetto come i ritrattisti classici, standogli vicino giorno dopo giorno, cercando nei dettagli apparentemente insignificanti dei momenti di verità. Non so se ci sono riuscito o meno, di certo la commozione d’Ivry quando per la prima volta ha sentito il mio “ritratto acustico” è il ricordo più bello di tutta questo sorprendente disegno che è venuto a materializzarsi sulla tela del caso, in un ristorante italiano a Saint Germain.