ELECTRONIC FRANKENSTEIN

per voce ed elettronica
di Andrea Liberovici

attrice/cantante
Ottavia Fusco

Dove: Salle Olivier Messiaen Festival Présences, Parigi – Teatro Carlo Felice – Auditorium Montale, Genova
Prima: febbraio 2002
Durata: 1h
Produzione: Frankenstein Cabaret GMEM -Marseille – Electronic Lied GRM Festival Présences, Parigi

Electronic Frankenstein

“Electronic Frankenstein” è composto da due brani musicali per elettronica e voce: Frankenstein Cabaret e Electronic Lied. Sarà una serata di “teatro sonoro” che li conterrà tutti e due. Al di là dell’essere compatibili fra di loro (stessa voce ed elettronica) i due brani sono una sorta di primo e secondo tempo di una riflessione sonora che sto facendo in questi anni sul corpo, la finzione e l’immateriale.

per voce ed elettronica di Andrea Liberovici

interpreti
Ottavia Fusco
Gaia Zoppi

scene Paolo Giacchero
luci Sandro Sussi
costumi Angelo Calderaro
immagini Salis & Vitangeli
elaborazioni video in tempo reale D.I.S.T- Genova

Frankenstein, l’eroe di Mary Shelley, costruiva mostruose creature a partire da pezzi di cadavere. Liberovici costruisce “Electronic Frankenstein”, un corpo sonoro vivo, nato dall’incontro – scontro tra vari generi e sottogeneri musicali, ciascuno con una precisa corrispondenza ad una parte del corpo: piedi, testa, cuore, sesso e così via. In questa mappatura sonora dell’essere umano, ogni suono, elettronico o vocale, potrebbe essere un personaggio teatrale che emerge dall’integrazione drammaturgia tra musica, parole, luci, scene e gesti. “Frankestein Cabaret” ed “Electronic Lied”, le due parti in cui è diviso lo spettacolo, affrontano il tema dell’identità. Tra i due momenti scenici, si inserisce un frammento tratto dal “Prometeo Incatenato” di Eschilo, recitato dall’attrice Gaia Zoppi, che lega il destino di due personaggi uniti dal desiderio di sfidare il divino, il primo rubando il fuoco agli dei, il secondo generando un mostro.
di SIMONA GRIGGIO
da Il SEcolo XIX, 21.11.2002

Ispirandosi al Dr. Frankestein di Shelley, Liberovici mette in scena una creatura quasi umana, fatta di echi sonori, di gesti e parole, dove il movimento di ogni parte del corpo, richiamano suoni diversi, anzi, ne sono la materializzazione. La creatura è una Ottavia Fusco angelica e diabolica, nè maschio nè femmina, splendida e inquetante interprete di una continua mutazione senza identità sessuale. In questo progetto Liberovici pone al centro dell’attenzione i modi interattivi del comunicare, e lo fa partendo dalla drammaturgia del suono, dai suoi rapporti con la tecnoogia, la parola, le luci e il gesto.
di SIMONA GRIGGIO
da Il Secolo XIX, 23.11.2002

Il Frankenstein del titolo diventa, nello spettacolo di Liberovici, un mostro composto da generi musicali e narrativi diversi, un incrocio di destini artistici davanti al quale si trova il compositore contemporaneo. Brandelli di musica sperimentale e di cacofonia linguistica in guisa di arti senza vita. E l’ironia grottesca diventa uno strumento drammaturgico perverso ben sostenuto dalla protagonista Ottavia Fusco, fasciata da un abito bianco in puro stile angelo wendersiano. Solitudine, disperazione, sessualità indefinita ed altri pseudo-incubi moderni, screziati dalla gestualità schizofrenica e a tratti comica della Fusco, si fondono con i suoni iperrealistici ed offensivi creati da Liberovici, in un incipit davvero potente.
di ENRICO SERBANDINI
da Corriere Mercantile, 23.11.2002