CHILDREN OF URANIUM

libretto Peter Greenaway
regia Saskia Boddeke
musica Andrea Liberovici

Dove: Museo d’Arte Contemporanea Villa Croce
Prima: 3 novembre 2005, Genova
Durata: 1h
Produzione: teatrodelsuono – CRTArtificio, Milano

I FIGLI DELL’URANIO: UNA SUITE
Renato Bossa

Per il seguito di stanze nelle quali agiscono i personaggi de I Figli dell’Uranio, un progetto di Saskia Boddeke e Peter Greenaway, Andrea Liberovici ha composto delle musiche che, tutte insieme, potrebbero essere lette come una suite. Sono tali nella successione (nel nostro caso in realtà compresenza) di musiche diverse, ma in relazione fra loro; lo sono perché i vari “attori” su quelle musiche si muovono, abitano lo spazio e mutano la loro relazione con esso (“danzano” dunque); lo sono infine perchè la scena dei Figli dell’Uranio (così come l’ho vista a Napoli nell’aprile 2006) è appunto una suite, una fuga di stanze, quelle ampie e piene di fascino del Palazzo Roccella, sede del PAN, il Palazzo delle Arti di Napoli. Salito il grande scalone introduttivo, accompagnato dalla voce stentorea del bravissimo Vincent de Rooij che snocciolava ad uno ad uno i nomi degli elementi del sistema periodico, il pubblico poteva percorrere la “suite” di stanze a suo piacimento, in senso orario o antiorario (forse musicalmente si dovrà dire “cancrizzante”).

personaggi e interpreti
Joseph Smith Roger Smeets
Eva Csilla Lakatos
Isaac Newton Vincent de Rooij
Madame Curie Sara Cianfriglia
Albert Einstein Fabrizio Matteini
Robert Oppenheimer Boris Vecchio
Nikita Krushev Abi Kitzl
Michail Gorbachov Adriano Iurissevich
George Bush Roel Goudsmit

scene Annette Mosk
costumi Marrit van der Burgt
luci A. J. Weissbard

L’idea è uno spettacolo multimediale in cui la tabella degli elementi è il filo conduttore e voce narrante in una performance che fonde teatro, musica e video. Dice Liberovici “lavorare per questo progetto conferma sempre di più la convinzione che tra comporre immagini e comporre musica non ci sia differenza”.
di IRENE BIGNARDI da La Repubblica, 17.10.2005

Non solo padri ha scelto Greenaway “Perchè sono i figli che contano” e i Figli dell’Uranio siamo tutti noi, a cominciare da chi è nato dopo Hiroshima e Chernobyl, spiega la regista dello spettacolo, l’olandese Saskia Boddeke che con Andrea Liberovici, creatore delle strepitose musiche elettroniche e acustiche (flash di melodramma e musical), ha curato l’intera azione.
di CLAUDIA PROVVEDINI da Il Corriere della Sera, 03.11.2005

E’ un’opera d’arte totale che ha trasformato la villa affacciata sul mare in un organismo estetico in cui il pubblico costruisce da sè la propria esperienza. Il pubblico può vagare, sedersi, sfiorare attori, ballerini e cose, attraverso le otto stanze, dove abitano i figli dell’uranio.
di MICHELA BOMPANI da La Repubblica 03.11.2005

Varcata la soglia, è la musica ad accogliere i visitatori di questa installazione-spettacolo che hanno trasformato il museo in una casa dei “figli dell’uranio”. Le note si miscelano e si rincorrono, da una stanza all’altra, i temi si “sporcano” e poi ritrovano il loro nitore.
di S.Z. da Il Secolo XIX, 03.11.2005

Greenaway crea opere multimediali in cui ogni genere artistico trapassa nell’altro. Il tema è lo stesso:dove si trova il confine tra etica ed estetica? Quale rapporto intrattiene l’arte con i valori morali? L’estetica è superiore all’etica? A Genova, dove si è tenuta la prima mondiale dei Figli dell’Uranio la risposta lampante: l’estetica è la vera etica del nostro tempo.
di MARCO BELPOLITI da La Stampa, 03.12.2005