Post n° 8 – da “L’amore può esser cieco ma non sordo“ (3 ultima parte)

“L’amore può esser cieco ma non sordo“

Cadenza

Anecòico agg. [comp. di an- priv. e eco, sull’esempio dell’ingl. anechoic] (pl. m. -ci). – Senza echi, che non dà luogo a echi. In acustica, camera a., ambiente per la prova di strumenti acustici, con pareti totalmente assorbenti per i suoni, in cui perciò non possono aver luogo fenomeni di eco.

Dizionario Treccani

La camera anecoica è quel luogo in cui, teoricamente, non essendoci rifrazioni acustiche, dovrebbe prodursi ciò che convenzionalmente e sbagliando, chiamiamo silenzio. “All’inizio degli anni Cinquanta, presi la decisione di accettare i suoni che esistono nel mondo. Prima, ero così ingenuo da pensare che esistesse una cosa come il silenzio. Ma quando entrai nella camera anecoica della Harvard University a Cambridge, sentii due suoni. Pensai che ci fosse qualcosa di sbagliato nella stanza, e dissi all’Ingegnere che c’erano due suoni. Mi chiese di descriverli e lo feci: «Bene – disse – quello più acuto è il suo sistema nervoso in funzione e quello più grave la sua circolazione sanguigna». Questo significa che c’è musica, o c’è suono, indipendentemente dalla mia volontà”. J.Cage, citato da K.Gann nel “Il silenzio non esiste”

Cage

J.Cage

Appunto, il silenzio non esiste.

“4.33”, il celebre brano di Cage (erroneamente ricordato come quattro minuti e trentatré secondi di silenzio) è stato un punto nodale e di svolta della musica novecentesca.

È certamente un azzardo da parte mia paragonare “4.33” al “Trio op.50” di Tchaikovsky ma entrambi i brani hanno un punto in comune: sono due elegie funebri basate sulla variazione. La prima è dedicata esplicitamente alla “memoria di un grande artista“ (Rubinstejn) la seconda è implicitamente dedicata alla scomparsa dell’idea stessa di musica con le note. Entrambi i brani sono due variazioni. La prima è una variazione classica su un tema musicale, la seconda è una libera variazione dei suoni dell’ambiente in uno spazio temporale di “4.33”.

La rivoluzione di “4.33” è che chiunque, in qualsiasi momento, può esserne l’interprete. Basta decidere per quattro minuti e trentatré secondi di mettersi in ascolto. Non servono mezzi di riproduzione meccanica. Ma questa è la difficoltà.

Rondò

C’è qualcuno, nei nostri mausolei portatili (vedi facebook) disposto a mettersi in ascolto rinunciando a mettersi in scena? Non udendo risposte, mi viene in mente una celebre figura della letteratura buddista: il Bodhisattva Kannon Percettore dei Suoni del Mondo. Quando nei miei studi e ricerche l’ho incontrato mi sono, da compositore, immediatamente e ovviamente innamorato. Approfondendo ho poi scoperto che i suoni ascoltati e percepiti da Kannon sono i suoni della sofferenza degli esseri viventi che con la sua presenza consola, incoraggia e solleva.

Non erano questi tre, fra i tanti verbi, quelli dedicati all’arte dei suoni? Sono convinto che tutta la musica che nascerà come tentativo di tradurre e organizzare questo silenzio popolato dai suoni della sofferenza, qualsiasi forma estetica prenderà, sarà musica ritrovata.

 

Postludio

 

La musica è continua, solo l’ascolto è intermittente.

J.Cage cita Thoreau, K.Gann “Il silenzio non esiste”

 

Andrea Liberovici 2013

I sei movimenti di questo articolo (preludio, toccata ecc.) sono un minuscolo omaggio ai sei movimenti del “Concerto grosso n°1” di A. Schnittke.

 

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