23 Jan Post n° 8 – da “L’amore può esser cieco ma non sordo“ (3 ultima parte)
“L’amore può esser cieco ma non sordo“
Cadenza
Anecòico agg. [comp. di an- priv. e eco, sull’esempio dell’ingl. anechoic] (pl. m. -ci). – Senza echi, che non dà luogo a echi. In acustica, camera a., ambiente per la prova di strumenti acustici, con pareti totalmente assorbenti per i suoni, in cui perciò non possono aver luogo fenomeni di eco.
Dizionario Treccani
La camera anecoica è quel luogo in cui, teoricamente, non essendoci rifrazioni acustiche, dovrebbe prodursi ciò che convenzionalmente e sbagliando, chiamiamo silenzio. “All’inizio degli anni Cinquanta, presi la decisione di accettare i suoni che esistono nel mondo. Prima, ero così ingenuo da pensare che esistesse una cosa come il silenzio. Ma quando entrai nella camera anecoica della Harvard University a Cambridge, sentii due suoni. Pensai che ci fosse qualcosa di sbagliato nella stanza, e dissi all’Ingegnere che c’erano due suoni. Mi chiese di descriverli e lo feci: «Bene – disse – quello più acuto è il suo sistema nervoso in funzione e quello più grave la sua circolazione sanguigna». Questo significa che c’è musica, o c’è suono, indipendentemente dalla mia volontà”. J.Cage, citato da K.Gann nel “Il silenzio non esiste”
Appunto, il silenzio non esiste.
“4.33”, il celebre brano di Cage (erroneamente ricordato come quattro minuti e trentatré secondi di silenzio) è stato un punto nodale e di svolta della musica novecentesca.
È certamente un azzardo da parte mia paragonare “4.33” al “Trio op.50” di Tchaikovsky ma entrambi i brani hanno un punto in comune: sono due elegie funebri basate sulla variazione. La prima è dedicata esplicitamente alla “memoria di un grande artista“ (Rubinstejn) la seconda è implicitamente dedicata alla scomparsa dell’idea stessa di musica con le note. Entrambi i brani sono due variazioni. La prima è una variazione classica su un tema musicale, la seconda è una libera variazione dei suoni dell’ambiente in uno spazio temporale di “4.33”.
La rivoluzione di “4.33” è che chiunque, in qualsiasi momento, può esserne l’interprete. Basta decidere per quattro minuti e trentatré secondi di mettersi in ascolto. Non servono mezzi di riproduzione meccanica. Ma questa è la difficoltà.
Rondò
C’è qualcuno, nei nostri mausolei portatili (vedi facebook) disposto a mettersi in ascolto rinunciando a mettersi in scena? Non udendo risposte, mi viene in mente una celebre figura della letteratura buddista: il Bodhisattva Kannon Percettore dei Suoni del Mondo. Quando nei miei studi e ricerche l’ho incontrato mi sono, da compositore, immediatamente e ovviamente innamorato. Approfondendo ho poi scoperto che i suoni ascoltati e percepiti da Kannon sono i suoni della sofferenza degli esseri viventi che con la sua presenza consola, incoraggia e solleva.
Non erano questi tre, fra i tanti verbi, quelli dedicati all’arte dei suoni? Sono convinto che tutta la musica che nascerà come tentativo di tradurre e organizzare questo silenzio popolato dai suoni della sofferenza, qualsiasi forma estetica prenderà, sarà musica ritrovata.
Postludio
La musica è continua, solo l’ascolto è intermittente.
J.Cage cita Thoreau, K.Gann “Il silenzio non esiste”
Andrea Liberovici 2013
I sei movimenti di questo articolo (preludio, toccata ecc.) sono un minuscolo omaggio ai sei movimenti del “Concerto grosso n°1” di A. Schnittke.
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