1. Lavorare in questo progetto conferma sempre di più una mia convinzione, ovvero che tra comporre musica  e comporre immagini non ci sia differenza. Cerco di spiegarmi, può sembrare assurdo ma Greenaway, per me, è un grande compositore musicale. Non esiste sequenza od inquadratura nei suoi film, che non s’avvalga , proprio perché crea film di visione e non di narrazione, valori da sempre appartenenti alla musica come ritmo, armonia…il timbro. La modernità del suo lavoro, risiede  in questo : trattare la visione come un fatto musicale.  Nel mio piccolo faccio da sempre la stessa cosa ma essendo prevalentemente un compositore musicale prima d’essere un regista, la realizzo al contrario. Vale a dire, tratto il suono e la musica  mai come “sottofondo decorativo” ma come “personaggio“ attivo sulla scena. Non a caso ho fondato 10 anni fa una compagnia chiamata   “Teatro del Suono” .
  2. Il mio lavoro sul suono si situa esattamente al centro -se così si può dire- fra la “scenografia acustica“  dell’installazione e quello più propriamente musicale, anche operistico, provando ad utilizzare  il senso della “battuta” come esca e il suono come significante in continuo rapporto dialettico fra di loro.
  3. Sono certo che la fisionomia del compositore musicale a cui siamo abituati, con l’arrivo delle nuove tecnologie audio-video, si stia definitivamente trasformando. Il compositore contemporaneo deve e dovrà per forza fare i conti e sfruttare, la grande opportunità della relazione fra suono ed immagine anche perchè sono convinto, benchè Peter  credo non sia d’accordo, che la musica sia da sempre la madre dell’immagine.
  4. l’arte fa le regole le regole non fanno l’arte (C.Debussy)
  5. le donne incinte dovrebbero ascoltare Mozart
  6. viviamo nel paradosso: per la prima volta nella storia dell’uomo esiste la libertà del comporre, oltre i generi, le formazioni musicali, la tonalità e l’atonalità… ma il 90 per cento dei compositori moderni sceglie il genere, la gabbia, lo scaffale dei megastore in cui riposare.
  7. dalla seconda metà del ‘900 il suono non è più invisibile…ma visibile
  8. il suono e l’odore sono le chiavi della memoria, con la riproducibilità tecnica si può suonare la memoria
  9. Intervengo con il suono utilizzando tutte le nuove tecnologie acustiche (informatica musicale, spazializzazione del suono, live eletronics ecc.) nonchè la notazione classica. Questo lavoro, come tutti i miei precedenti, sposa l’estetica del montaggio, che mi sembra la nuova vera dominante di tutte le arti di questo inizio millennio. Ancor più in questo lavoro con un maestro del cinema. Credo infatti  che se è vero che il cinema sia nato come imitazione del teatro, per poi, attraverso il montaggio, elaborare una propria estetica che  ha rivoluzionato tutta la comunicazione, sia importante applicare questa modalità compositiva alla musica. Stiamo costruendo quindi in stretta relazione Peter, Saskia ed io una sceneggiatura-partitura, in cui musica parola gesto e luce vengono a formare un tutto in movimento proprio come i fotogrammi di un film.
  10. il compositore moderno può suonare l’universo perché lamentarsi della fine della musica?
  11. sono veneziano, sono cresciuto nella pancia di un liuto
  12. il postmoderno è una realtà estetica omologante travestita da libertà. L’accumulo di citazioni infatti  pur dando la sensazione di libertà non fa che reiterare l’esitente. Spesso spazzatura che ritorna ad essere spazzatura. Altra cosa è “scrivere“ il proprio progetto utilizzando come strumenti tutte le possibilità, antiche e nuove, a  disposizione. Utilizzarle e non farsi utilizzare. Tutta la storia dell’arte, di qualsiasi arte dalla musica alla poesia è stata “riscrittura“ del presente con gli strumenti del presente.

Andrea Liberovici