SONETTO

libretto Edoardo Sanguineti
musica, regia Andrea Liberovici

con
Ottavia Fusco
Andrea Liberovici
Vittorio Gassman voce fuori campo

Dove: Teatro Carlo Felice – Auditorium Montale, Genova (prima)
Prima: 11 febbraio 1997
Durata: 1h
Produzione: Teatro Carlo Felice di Genova

SONETTO. Un travestimento shakespeariano

Personalmente molto soddisfatto della riuscita di “Rap”, ho collaborato volentieri ad apprestare i materiali verbali per “Sonetto” che può essere considerato come un ulteriore momento di ricerca sulla linea di quel primo esperimento con Liberovici. Si tratta infatti di sperimentare nuove possibilità nell’incontro tra parole e canto, musica e gesto con riferimenti alle tradizioni al tempo stesso colte e popolari, concertistiche e di consumo. Mi piace designare questo spettacolo come “travestimento”, che mi è una categoria cara nell’ambito delle possibilità che il teatro particolarmente offre. Questa volta, si è trattato di partire da qualche sonetto di Shakespeare devolvendolo alla scena e rimescolandolo arbitrariamente con altri miei versi, sonetti e non sonetti.

SONETTO
un travestimento shakespeariano
libretto Edoardo Sanguineti
musica, regia Andrea Liberovici

interpreti
Ottavia Fusco
Andrea Liberovici
Patrizia Schiavo
Richard Coroneo
Vittorio Gassman voce fuori campo

movimenti coreografici Cinzia De Lorenzi
disegno luci e fonica Pippo Ghisoli
Costumi Clara Longobardo

BANDA SONORA

soprano Antonella Cesario
chitarre Giorgio Neri
violino Giulio Plotino

Coro giovanile della RTV Slovenia
maestro del coro Matevz Fabjian
produttore musicale Brigita Rovsek
tecnico del suono Branko Skrajnar

voci
Ottavia Fusco, Patrizia Schiavo, Richard Coroneo, Francesca Faiella

viola, programmazione computer, voce
Andrea Liberovici

Ottimo spettacolo, assolutamente inusuale, che cerca nuove strade, nuove tecniche per comunicare la vita che scorre nell’uomo. Molto belle anche le scenografie, essenziali, fatte di luci e libri sparsi qua e là.
di ROSSELLA FABIANI
da La Stampa, 01.04.1998

Lo spettacolo diventa un libero racconto in musica di una gestazione poetica, dove spesso protagonista è la musicalità della parola stessa. “Una sorta di recitar cantando”.
da Il Secolo XIX, 11.02.1997

La partitura musicale spazia ampiamente fra le tradizioni colte e di consumo a momenti di efficace creaticità; ma soprattutto si sposta in felice binomio con i “materiali verbali” a disposizione, là dove Liberovici regista riesce a infondere alla performance anche una configurazione visiva opportunamente coerente; nela sobrietà dei movimenti coreografici, nella ricerca non insistita di oggetti o gesti simbolici, tra sdoppiamenti di personaggio e asciutti giochi di luce.
di FULVIO BARBERIS
da La Repubblica, 13.02.1997

Al festival del teatro di Parma va in scena Sonetto, irriverente e futuristica riscrittura di alcune poesie di Shakespeare, condita di trovate sceniche, risonanze elettroniche e complessi disegni di luce che, in violenti chiaroscuri, catturano lo spettatore in atmosfere sornionamente torbide, in uno scenario di immagini baluginanti come tra sogno e veglia.
di SIMONA MAGGIORELLI
da Liberazione, 21.07.1997

Liberovici è ancora una volta compositore, regista e interprete assai capace, mentre Ottavia Fusco, che in “Rap” era corpo qui è anche voce, e voce teatrale di assoluta pertinenza.(…) La musica mischia accensioni rock e illuminazioni d’avanguardia, e poichè compositore e regista sono lo stesso il taglio ritmico ha la stessa rapidità, consumante, come un fuoco d’amore, sia sul paino della scena sia su quello del suono.
di MICHELE MANNUCCI
da Il Manifesto, 15.02.1997

Liberovici scompone e rimonta, in maniera inedita e complessa, materiale sonoro attraverso spinte centrifughe che spostano continuamente gli orrizzonti. I ritmi rap, sincopati e reiterati, entrano direttamente all’interno dei sonetti shakespeariani, e sanguinetiani, frangendoli inlacerti linguistici che si caricano di ulteriore forza sonora. Lavorando su campionature, riproduzioni di voci e rumori ripetuti e distorti, tensioni dodecafoniche, Liberovici crea una macchina scenica in cui l’uso del corpo e della voce “dal vivo” non è elemento principale ma uno dei molti ingredienti dello spettacolo.
di MARCO ROMANI
da Liberazione, 05.04.1998